Rigor Mortis: fantasy seria
“Rigor Mortis” rivela molti echi di questo nostro mondo. È un tentativo riuscito di fantasy seria, ossia di una storia che usando elementi della narrativa ‘di genere’ provoca pensieri in chi la legge.
Di Alessandro Bottero
( 04/07/2001 ) Riccardo Crosa ama i giochi di ruolo. Questo già da solo basta a classificare una persona come “bambinone dallo sviluppo ritardato, che si diverte a fingere di essere un cavaliere per ammazzare mostri inverosimili lanciando dadi e urlando incantesimi”.I giochi di ruolo - ossia quei giochi in cui i giocatori diventano un altro personaggio e vivono avventure al di fuori della vita reale - sono visti malissimo dalla cultura ufficiale. Sono infantili. Sono dozzinali. Sono maschilisti. Non sono politically correct. E soprattutto provocano danni irreparabili nella psiche dei ragazzi (questi giudizi sono applicabili indifferentemente a molte alte cose, tra cui i libri fantasy, i romanzi horror, i cartoni animati giapponesi, i manga e i videogiochi).Riccardo Crosa però malgrado questo amore (o forse proprio grazie ad esso) è riuscito a darci uno dei pochissimi esempi di fumetto fantasy adulto visto qui in Italia. E’ quasi superfluo ricordare che con ‘fumetto adulto’ non intendiamo un fumetto dove ci sono donne nude a profusione. Adulto vuol dire con storie ben fatte, dove l’autore sfrutta il medium fumetto per parlare di argomenti seri. “Rigor Mortis” non è una serie pallosa, o una dove l’elemento centrale e fondante di tutto sono i combattimenti tra guerrieri armati di spadoni “grossi che più grossi non si può”. Nei dieci numeri della sua seconda incarnazione autoprodotta da Crosa stesso (la prima è stata una miniserie di tre albi per la Hobby & Works) passo dopo passo ci viene svelato un mondo fantasy in cui le varie razze sono spinte a lottare tra loro da motivazioni che riecheggiano tragicamente quelle di luoghi a noi ben più vicini. Politica di pulizia etnica operata dagli Elfi nei confronti delle altre razze. Fanatismo e razzismo elevati a dottrina di stato. Disprezzo per le razze inferiori e piani di sterminio basati non sulla conquista del potere e basta, ma sulla eliminazione fisica di intere razze in quanto inferiori e non degne di vivere nel meraviglioso mondo nuovo costruito dai vincitori. Tutto questo è un qualcosa che molto difficilmente si trova nella fantasy (libri e/o fumetti), sia in Italia che all’estero, quasi che il genere debba rifuggire contaminazioni con l’universo in cui vivono gli autori. “Rigor Mortis” invece - per chi sa andare oltre il primo livello di lettura - rivela molti echi di questo nostro mondo. È un tentativo riuscito di fantasy seria, ossia di una storia che usando elementi della narrativa di genere provoca pensieri in chi la legge.È possibile coniugare umorismo, azione e precise prese di posizione su cosa sia giusto e ingiusto. È possibile, e i dieci numeri di “Rigor Mortis” lo dimostrano. Peccato solo che troppo poche persone se ne siano accorte. Ma forse aveva ragione Freak Antoni: “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”…
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