Riccardo Crosa: oltre Rigor Mortis
Non so come sia potuto accadere, ma non ho mai inserito questa intervista a Riccardo Crosa, datata 4 luglio 2001, di Roberto Rrobe Recchioni. Rimedio subito.
E' una delle mani più dotate del panorama fumettistico italiano ed è anche un autore che sembra aver scelto di stare ‘fuori dai giochi’ per poter produrre il tipo di fumetto che gli piace e null’altro.
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E’ il disegnatore più alto d’Italia, è l’esponente di una generazione d’autori perduta che nessuno sta ancora cercando, è una delle mani più dotate del panorama fumettistico italiano ed è anche un autore che sembra aver scelto di stare ‘fuori dai giochi’ per poter produrre il tipo di fumetto che gli piace e null’altro.
Ti riconosci in questa descrizione?
“Beh, non è proprio una scelta razionale quella di stare ‘fuori dai giochi’, come li chiami tu. Sarà forse per il fatto che io non nasco esclusivamente come disegnatore di fumetti, ma vengo dalla grafica pubblicitaria, dall’illustrazione e dall’animazione. I fumetti li ho sempre concepiti come un divertimento. Ho cominciato quasi per scherzo pubblicando alcune vignette su fanzines locali che solo in seguito si sono evolute in storie più ad ampio respiro. Intendiamoci, i comics li ho sempre letti e amati fin da piccolo, ma ho preferito una formazione più ad ampio respiro sapendo quanto era ristretto il mercato”.
Tu sai disegnare bene praticamente tutto. Perché hai scelto una strada così difficile per importi invece di puntare alla più ovvia consacrazione bonelliana?
“Anche qui il discorso è un po’ ampio. Le prove le ho fatte molto tempo fa, poi praticamente sono stato assorbito da mille altri progetti e non ci ho più pensato. All’inizio tutti gli editori mi hanno criticato dicendo che avevo uno stile troppo personale che poco si adeguava alle loro esigenze editoriali, tanto che ho deciso di puntare proprio su quello. Ovvio che è la strada più dura, ma anche quella che dà più soddisfazione. Nulla mi vieta di provare ora che sarei in grado di proporre un prodotto migliore; perché no?”
E’ possibile concepire un Riccardo Crosa senza Rigor Mortis, o sono due entità in simbiosi?
“Mah, Rigor è il mio figlio prediletto, ma ce ne sono tanti altri, a partire da Kira e Arkham. Ho vari progetti con alcuni sceneggiatori e altrettanti editori che non riguardano il genio del male. Nell’ultimo anno sono stato assorbito dalla realizzazione di un film d’animazione di fantascienza, pensato per il mercato di Internet, prodotto da Daniele Panebarco. Un bel progetto e un’ottima esperienza”.
"Rat-Man", "Rigor Mortis", "Bonerest" e adesso "Rigel" sono gli unici successi reali dell’editoria indipendente; ti senti in qualche maniera ancora legato all’universo degli ‘indy’ o è stata solo una tappa obbligata nel tuo cammino?
“Essere l’editore di me stesso è stata un’esperienza sfibrante, ma assolutamente positiva. Ho imparato molto curando tutti gli aspetti di questo lavoro. Il guaio è che anche quando quell’esperienza è finita e lavori da anni con editori ‘veri’ tutti continuano a trattarti come se lo fossi ancora. Ma non è sempre una cosa negativa”…
Rigor Mortis e Riccardo Crosa devono molto del loro successo ad uno zoccolo duro di lettori fedelissimi che li seguono in ogni nuova produzione. Questo pubblico è sicuramente legato all’ambito fumettistico ma ha anche una forte componente derivata dal settore dei Giochi di Ruolo. Qual è il tuo rapporto con i lettori e com’è cambiato dopo il tuo abbandono del settore indipendente?
“All’inizio i miei personaggi e le mie storie erano molto legati ai giochi di ruolo, proprio perché venivano pubblicati su riviste del settore, ma in seguito ho sempre cercato di allargare il tiro per non rimanere legato all’etichetta ludica. Io scrivo storie fantasy infarcite di molti elementi di fantascienza, noir e a volte horror. I miei lettori questo lo hanno capito e credo approvato. Per questo il nostro rapporto non è cambiato, siamo cresciuti insieme”.
Tu, come molti altri di recente, stai guardando verso la Francia per il futuro editoriale. Perché il mercato francese ha una così forte attrattiva sui nostri autori meno allineati? Ti senti sottovalutato in madrepatria?
“In Francia hanno il culto dell’autore, cosa che in Italia è improponibile. È ovvio che tutti gli autori cerchino uno spazio nel territorio francese se in Italia vengono snobbati. C’è da dire inoltre che il mercato francese è più preparato a digerire stili e modi di disegnare molto diversi fra loro”.
Che succede in casa Phoenix? Gran parte del suo catalogo sta venendo lentamente assorbito dalla Magic Press. Toccherà la stessa sorte anche al Rigor?
“Su quello che succede alla Phoenix dovresti rivolgere la domanda a Daniele Brolli. Attualmente credo che sia in sospensione, ma è tutto quello che so. L’ultimo volume delle ristampe del Rigor verrà pubblicato dalla Magic Press, e da quanto ho capito anche la nuova serie. C’è un po’ di confusione, ma in fondo non è questo il bello?”
Leggendo il tuo lavoro è evidente la tua abilità nel creare situazioni avventurose e divertenti, ma nei due “No Word” che hai realizzato per la Phoenix hai dato prova di essere un validissimo narratore di sentimenti per immagini. Vedremo ancora questo lato intimista e riflessivo?
“Come dicevo prima, nelle storie che scrivo mi diverto ad inserire molti elementi che non appartengono ad un genere preciso. Ho sempre immaginato il fantasy come un grande calderone dove puoi inserire di tutto e puoi parlare di qualsiasi cosa. In pratica il fantasy è la quinta essenza del fantastico. Rigor ha un lato più avventuroso mentre per Kira ho cercato un approccio un po’ diverso. Sono contento che tu lo abbia notato”.
Fantasy e umoristico sono i due generi che vengono da sempre indicati come poco ‘vendibili’ nel campo dell’editoria a fumetti italiana. Rigor è un fantasy con molti elementi umoristici al suo interno. Pratichi abitualmente atti di masochismo o c’è qualcos’altro che ti ha spinto a dare vita al Genio del Male?
“Non ho mai creduto a questi falsi dogmi e ho combattuto sempre contro di loro. Se guardiamo quali sono le serie che i lettori prediligono in queste ci sono sempre elementi divertenti e fantasy. Guarda "Guerre Stellari" e "Dragonball"… anch’io nel mio piccolo ho dimostrato il contrario e sono disposto a continuare su questa strada”.
Ami ancora il tuo lavoro?
“Direi di sì, anche se è un settore che mette a dura prova i tuoi sentimenti. A volte si fa decisamente odiare: non è un compagno con cui è facile convivere”.
Ultimamente gira voce che tu ti stia interessando al ladro giapponese più famoso del mondo... c’è qualcosa di vero?
“Oh, di questo vorrei non parlare, per scaramanzia. È un anno che il discorso procede e speriamo che la Kappa risolva i suoi problemi, così che si possa passare alla fase pratica”.
Riccardo Crosa, Internet e cartoni animati: cosa vi lega? A quando una produzione solo per il web con personaggi creati da te?
“Molti hanno paura che Internet finisca per soffocare il mercato della carta stampata. Io non sono di quest’opinione. Sono semplicemente due mezzi di distribuzione diversi. I fumetti non funzionano su schermo, sono fatti per essere letti su carta. Per Internet ci vuole qualcosa di più simile ad un film che coinvolga sia il disegno che il sonoro e il movimento. Oggi con programmi molto semplici da usare come Flash, ad esempio, si possono raggiungere risultati fino a poco tempo fa impensabili. Credo che i disegnatori di fumetti dovrebbero guardare di più in questa direzione. Per quanto riguarda i miei personaggi, staremo a vedere!”
Molti autori stanno sperimentando nuove strade per implementare l’uso del computer all’interno dei loro lavori su carta (Enoch lo usa per l’inchiostrazione e i retini della sua Gea, Gomez ricopre di splendide texture le tavole di Dago). Tu a che punto sei?
“Sono anni che il computer staziona allegramente sulla mia scrivania e collabora con il mio lavoro. Tutte le mie copertine sono colorate digitalmente. Lo considero uno strumento fondamentale che ogni disegnatore dovrebbe conoscere e sapere usare”.
Esiste una crisi del fumetto?
“Beh, non dovrei rispondere io. Ma fatti una domanda: quanti autori italiani conosci? Quanti gli stranieri?”
Libro, film, videogioco, disco, serie televisiva: che porteresti con te nella classica isola deserta?
“Per quello che riguarda i libri e i film non saprei scegliere, ne ho talmente tanti che farei fatica ad allontanarmi dalla mia intera biblioteca. Posso dirti che ho apprezzato ultimamente “Shrek”, un capolavoro assoluto, e che sto leggendo “Nell’oscurità” di Turteldove. Lavorando nella solitudine della mia stanzetta, la musica è sempre presente e i miei gusti si sono allargati moltissimo negli ultimi anni. Ska, punk, rock e reggae e molti gruppi italiani sconosciuti alla faccia di quelli che dicono che il rock non si può cantare in italiano. Per quello che riguarda la serie televisiva, tenuto conto che la guardo il meno possibile, direi sicuramente “Friends”".
Una persona che stimi nell’ambito fumettistico?
“Senz’altro Magnus: è stato il disegnatore che più mi ha colpito in gioventù. Lui assieme a Pazienza sono gli autori italiani della mia formazione. Poi c’è uno stuolo di autori americani, francesi e giapponesi che darebbe vita ad un noiosissimo elenco”.
Una che detesti?
“Riccardo Crosa, senz’altro!”
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